La zona di Tirano è un autentico scrigno di sapori, le mele nel fondovalle, i vigneti terrazzati
sul versante nord, numerose aziende produttrici di bresaola, case vinicole,
cooperative ortofrutticole, rappresentano il tessuto della produzione agroalimentare valtellinese.
Sapori che si riassumono nei pizzoccheri, il piatto principe della cucina locale, che
nascono a Teglio, importante centro artistico e culturale da cui prende il nome l’intera
Valtellina. Tirano principale località della zona vanta un ampio centro storico e la pregevole
Basilica della Madonna, ma è anche capolinea sia delle Ferrovie Italiane (linea per
Milano) sia dello svizzero Trenino Rosso del Bernina (linea per St. Moritz – Coira), famoso
in tutto il mondo. Aprica è la località turistica più nota della zona, skiarea rinnovata negli
ultimi anni, è meta di escursioni anche d’estate, molti poi i borghi significativi che si incontrano
da Tirano a Grosio, dove si può visitare il Parco delle Incisioni Rupestri.

Palazzo Salis di Tirano

Da sempre di proprietà della famiglia Salis, che ne ha curato i restauri attraverso i secoli, il Palazzo Salis di Tirano rappresenta oggi un patrimonio artistico e culturale straordinario.
Viene costruito agli inizi del XVII secolo partendo da 4 edifici nobiliari preesistenti, dando perciò vita ad un armonioso barocco con parti cinquecentesche. L’antica dimora dei Salis governatori e podestà grigioni della Valtellina ospita da pochi anni un museo con documenti, mobili e pitture di grande valore e rilievo storico, con una parte di allestimento annualmente rinnovato e sempre sorprendente.
L’interno del palazzo è visitabile iniziando dalla corte padronale affrescata e proseguendo con l’imponente scalone d’onore ed il successivo attraversamento del grande “salone delle feste”, che ci porta al circuito di 10 sale, tutte perfettamente restaurate e decorate con affreschi e stucchi di grande pregio, magnifici esempi di barocco. Importanti documenti come gli statuti valtellinesi manoscritti (1530), il diploma comitale originale dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo (1694), i disegni dell’arch. Giacomo Barozzi (detto “il Vignola”)  e molti altri sapranno stupire e soddisfare anche i visitatori più esigenti. La visita prevede anche l’affaccio sull’antica cappella dedicata a S.Carlo Borromeo (1612) e, su richiesta, il bel giardino all’italiana.
Orari:
Da aprile a ottobre: da lunundì a sabato: ore 10.30, 11.30 e 12.30; da giovedì a sabato anche il pomeriggio alle 14.30 e 15.30.
Da novembre  a marzo: solo su prenotazione.
Per informazioni  e prenotazioni:
Palazzo Salis
Tel. +39 340 0640653
info@palazzosalis.com
www.palazzosalis.com
Foto di proprietà di Palazzo Salis

La Basilica della Madonna di Tirano

Sorge al crocevia tra l’Italia e la Svizzera, nel luogo dove la Madonna apparve nel lontano 1504.
Stando alla tradizione, all’alba del 29 settembre 1504 la Madonna apparve al tiranese Mario Omodei promettendo la cessazione della peste, qualora fosse stato costruito un tempio in suo onore nel punto esatto dove era apparsa, vale a dire vicino al ponte della Folla, al di fuori della cinta muraria urbana. I tiranesi, confortati da una serie di eventi ritenuti miracolosi, subito si attivarono e in data 25 marzo 1505, nel corso di una solenne cerimonia, fu posta la prima pietra dell’edificio, ai piedi della medioevale chiesetta di Santa Perpetua.
Il Santuario a tre navate a croce latina è il più bell’esempio del Rinascimento in Valtellina. Ricco fino all’esuberanza di stucchi e sculture, conserva, all’interno, un colossale organo, preziosa opera di intaglio iniziata nel 1608 del bresciano Giuseppe Bulgarini e completata nel 1638 dal milanese G.B. Salmoiraghi. In virtù della sua posizione è da sempre meta di fedeli provenienti da tutta l’Europa. Papa Pio XII, nel 1946, proclamò la Beata Vergine di Tirano “speciale patrona celeste di tutta la Valtellina”.
Orario di apertura:
dal 1 ottobre al 30 aprile: ore 7.00 – 12.15 e 14.30 – 19.00;
maggio: mercoledì, sabato e domenica dalle 7.00 – 19.00 e gli altri giorni 7.00 -12.15 e 14.30 – 19.00; da giugno a settembre tutti i giorni dalle ore 7.00 – 19.00.

Museo Etnografico Tiranese

E’ stato fondato nel 1973 allo scopo di documentare la cultura del mondo contadino e montanaro valtellinese. 
Nel 1990 è stato riallestito in piazza Basilica nel settecentesco palazzo del Penitenziere, a questo fine restaurato dal Comune di Tirano.
Le raccolte sono ordinate in tredici vani disposti su quattro piani. I principali settori documentati riguardano l’economia del mondo contadino, dall’allevamento agli ambienti domestici, dalle attività agricole a quelle artigianali e commerciali. Di particolare interesse appaiono le ricostruzioni della cucina e della camera da letto, le botteghe del mastro carraio e bottaio, gli attrezzi da lavoro dello stagnino e arrotino itineranti. Una sala è dedicata ai paramenti sacri donati al santuario di Madonna di Tirano nel 1636 dal cardinale Richelieu, Primo Ministro del re di Francia, e ad aspetti della storia locale. Il Museo è dotato di una cineteca e fototeca, di una cospicua collezione di cartoline locali, di una raccolta di stampe, di un archivio e di una biblioteca special izzata.
Orario apertura:
dal 1 giugno al 30 settembre: da martedì a domenica 10.00-12.30 e 15.30-18.00 dal 1 ottobre al 31 maggio: sabato ore 10.00- 12.00 e 14.30-17.30;
Possibilità di concordare visite guidate fuori orario per gruppi di almeno 10 persone – tel. 0342 701181.
Ingresso:
Ordinario: € 2,00
Ridotto: € 1,00 (ragazzi dai 13 ai 18 anni e adulti oltre i 60)
Gratuito minori di 13 anni accompagnati
Gruppi di almeno 5 persone € 1,50 a persona
Prenotazioni per gruppi nel giorno di chiusura (almeno 10 persone): contributo € 10.00
Telefono e fax: 0342 701181
E-mail: museo.tirano@provincia.so.it

La Chiesa parrocchiale di San Martino

Esistente già nel X secolo ma completamente rimaneggiata nel XVII secolo. All’inizio del XII secolo viene ampliata la navata per esigenze di spazio. L’assetto tardo medievale resta tale sino ai rifacimenti del periodo barocco.
 Sul lato nord si vede un bel portale gotico a sesto acuto. Il campanile (1479) è in romanico puro e ha otto ordini di aperture che, salendo verso l’alto, fanno prevalere gli spazi vuoti sui pieni. La facciata è del 1874, realizzata dall’arch. Maciacchini: due colonne granitiche in pietra gallina di Verona; due tondi in cotto visibili sul protiro.
L’interno è a tre navate e quattro cappelle su ogni lato. Sopra il portale è collocato l’ottimo organo di un organaro Serassi (1851/52) e la cassa è stata disegnata dal conte Tiranese Ulisse Salis. Nelle cappelle sono conservate opere pittoriche di notevole bellezza e di autori famosi.
Orario di apertura:
tutti i giorni ore 8.00/19.00.
Orario S. Messe:
Festive: ore 9.00 (invernale) 10.30/18.00; prefestive: 18.00;
Feriali: 9.00/18.00 (fino all’11 novembre).

Casa-Museo D’Oro Lambertenghi di Tirano

Edificato probabilmente nel ‘400 dalla famiglia Lazzaroni e successivamente ampliato, il palazzo cambiò più volte di propietà fino all’acquisizione, nel 1881, da parte del notaio Giuseppe Lambertenghi.
Palazzo Lambertenghi (sec. XV-XVI) a Tirano, rientra nella tipologia della casa-torre: edificio ad un corpo centrale con due ali laterali delimitanti una corte, con merli ghibellini ancora visibili sotto la falda del tetto. Il quarto lato era chiuso da un alto muro in sasso con accesso da uno spesso portone in legno, ora sostituito da un inferriata con cancello di elegante forgiatura (inizi sec. XVIII) proveniente dal palazzo Lambertenghi in Villa di Tirano.
La casa-torre si sviluppava in verticale e si chiudeva in sè alla prima avvisaglia del nemico, conservando la propria autonomia economica ed è anteriore alla costruzione delle mura volute da Ludovico il Moro (1496-98).
Lo stemma della Valtellina aveva riprodotto la casa-torre con merlatura ghibellina (vedi stemmario Archinto) e fu utilizzato quale emblema della “Magnifica Valle” fino ai primi dell’800. In passato l’edificio si presentava completamente aperto nel porticato al piano terra, nel loggiato al primo e nello scalone di congiungimento ai piani; spazi che nel corso degli anni, cambiando le esigenze abitative, vennero delimitate da chiusure vetrate.
La casa appartenne alla stessa famiglia, quella dei Lazzaroni (nobile famiglia lombarda), dalle sue origini fino alla confisca voluta da Napoleone (1798). Dopo varie vicessitudini, nella seconda metà del XIX secolo divenne proprietà della famiglia Lambertenghi, proveniente da Villa di Tirano, famiglia documentata in Valtellina fin dal secolo XII.
L’edificio (“Fondazione Casa Museo D’Oro Lambertenghi”) viene aperto al pubblico al fine di far conoscere non solo gli interni con le belle stue (rivestimenti lignei o “boiseries”), come potrebbe essere per un museo tradizionale, ma anche per far partecipe l’ospite di quel legame sottile che lega gli oggetti e le collezioni alla vita quotidiana.
I beni e gli arredi della casa sono confluiti in essa per eredità ed aquisiti nel corso del tempo.
Informazioni e prenotazioni:
Fondazione Casa-Museo D’Oro Lambertenghi
Via Ligari, 7 – 23037 Tirano
Tel. +39 0342 710262 – Cell. +39 388 7952575
info@palazzolambertenghi.eu
Orari
Nel periodo dal 10 maggio al 10 ottobre aperta nei giorni di giovedì, venerdì e sabato dalle ore 10 alle ore 12 e dalle 14 alle 16, con ingresso ogni 30 minuti (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura).
Nel periodo dal 11 ottobre al 9 maggio aperta il primo lunedì del mese dalla ore 10 alle ore 12 e dalle 14 alle 16, con ingresso ogni 30 minuti (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura).
Biglietti
Ingresso € 6,00 – Aderenti al FAI € 5,00
(il Palazzo è visitabile solo a piccoli gruppi con guida).

La Chiesetta di Santa Perpetua

La Chiesetta di Santa Perpetua

Su un balcone naturale, in posizione panoramica sorge la millenaria chiesetta di Santa Perpetua; da lassù domina la sottostante piazza della Basilica e tutto il territorio circostante Tirano.
Le prime notizie che documentano l’esistenza della chiesetta risalgono alla seconda metà del XII secolo. Santa Perpetua è stata per centinaia d’anni punto nodale del sistema di comunicazione che, attraverso i passi del Bernina e dell’Aprica, univa le valli del Reno e dell’Inn con la Valtellina e la Valcamonica, quindi con la pianura del Po e il Mediterraneo. Accanto all’edificio sacro sono ancora visibili i resti di uno xenodochio, osilo per viandanti e pellegrini, che nel medioevo erano disseminati un po’ su tutto l’arco alpino; sulla stessa via anche gli ospizi annessi alla gemella chiesa di San Remigio o Romerio a picco sul lago di Poschiavo nella vicina Svizzera e di San Pietro al valico dell’Aprica.
Una decina d’anni or sono, durante i lavori di restauro della chiesa, è stato scoperto un prezioso ciclo di affreschi bizantineggianti che raffigurano Santa Perpetua circondata da una teoria di santi, ciscuno individuato dal proprio nome scritto accanto: S. Giuda, S. Matteo, S. Paolo, S. Pietro, S. Giovanni e S. Luca di cui resta solo l’orma dell’aureola.
Gli affreschi, databile intorno al XII,  decorano la parete dell’abside, mentre, di un Cristo Pantocratore affiancato da angeli che decorava il catino dell’abside non rimangono che pochi frammenti.
Elegante e sobrio è il piccolo campanile romanico abbellito da bifore ad archetti ciechi con colonnina centrale.
Orario di apertura: 7 marzo Festa di Santa Perpetua alle ore 15.00;
Luglio e agosto Messa ogni giovedì alle 19.45

La Cinta muraria di Tirano e ‘Castellaccio’

I resti storici del sistema difensivo fatto costruire da Ludovico il Moro per difendere la Valtellina dai Grigioni.
Di fronte all‘aggravarsi della minaccia dei Grigioni di conquistare la valle nel XV secolo, Ludovico il Moro affidò ai suoi architetti il compito di rafforzare il sistema difensivo delle due città in prossimità dei valichi, Tirano e Chiavenna.
Con il concorso economico di tutta la valle, tra il 1492 e il 1499, Tirano fu fortificata sulle indicazioni progettuali impartite: di questo sistema difensivo restano da vedere la Porta Milanese, la Porta Bormina , la Porta Poschiavina ed il cosiddetto ‘Castellaccio‘, conosciuto anche come ‘Castello di Santa Maria‘, perchè nelle sue vicinanze si trovava all‘epoca una chiesetta a dedicazione mariana.
La Porta Milanese ha ben conservato nel tempo il suo aspetto originario: ancora oggi è visibile la struttura in pietra, con l‘arco a tutto sesto dell‘apertura esterna ed il vano di scale che porta al piano superiore. La Porta Poschiavina, all’imbocco del “ponte vecchio” sull’Adda, presenta due figure dell’Uomo Selvatico. La Porta Bormina, al margine del centro storico della città, è in direzione dell’Alta Valle. Del Castello, invece, rimangono alcuni muri e locali interrati e la torre quadrata, con finestre di varia foggia e feritoie.
Mura e Castello furono abbattuti dopo il 1512, quando i Grigioni riuscirono a conquistare Valtellina e Valchiavenna, annettendole al loro territorio.

Il Giardino Arcari di Tirano

Nel cuore della città uno splendido esempio di giardino patrizio.
IL GIARDINO ARCARI di Tirano, ubicato dietro il Palazzo Pievani, con accesso dalla via Arcari, è un grazioso giardino patrizio accogliente e ben tenuto aperto al pubblico per letture e meditazioni in serenità e per manifestazioni culturali. Fa parte del PALAZZO PIEVANI con omonima Piazzetta con la piccola chiesa di San Giacomo che risale al XII° secolo.
Orari di apertura:
da aprile a ottobre dalle 9.00 alle 20.00

La Chiesa di San Rocco a Tirano

Piccolo tempio sulla strada per la Svizzera, non lontana dal torrente Poschiavino, la sua costruzione sarebbe stata intrapresa celando scopi strategico-militari.
La chiesa di San Rocco si trova a Tirano in località Rasiga, all’imbocco della Val Poschiavo e non lontana dal torrente Poschiavino lungo il quale sorgevano in passato le segherie che hanno dato il nome al quartiere.
Secondo la tradizione la sua costruzione sarebbe stata intrapresa nel 1526 (o forse nel 1531) da Gian Giacomo de Medici detto il Medeghino, castellano di Musso cattolico e filospagnolo, intenzionato a strappare la Valtellina e la Valchiavenna ai Grigioni.
Per non richiamare troppo l’attenzione, il Medeghino avrebbe inviato a Tirano un suo emissario frate il quale, convinti i tiranesi dell’opportunità di erigere una chiesa dedicata al santo protettore degli appestati, avrebbe dato avvio al progetto; apparentemente si avviava quindi la costruzione di una nuova chiesa, in realtà si voleva predisporre una struttura fortificata da utilizzare come base militare, ma i Grigioni se ne accorsero e bloccarono i lavori, tanté che nel 1589 il vescovo Ninguarda definiva ancora “imperfecta” la chiesa di San Rocco, solo in seguito completata dai tiranesi.
Trova così spiegazione la strana configurazione ottagonale del San Rocco di Tirano, che ricorda una fortezza dai robusti contrafforti ed insieme un sacro tempio a concezione centrica.
L’impianto prevede un’aula ottagonale con cappelle alternativamente quadrate e semicircolari. Gli angoli del corpo centrale, segnati esternamente da robusti contrafforti, sono individuati internamente da slanciate lesene reggenti un cornicione sul quale si imposta una volta stellare illuminata da occhi aperti nelle lunette. Il campanile fu costruito nel 1645 sul fronte meridionale e risulta affiancato da altri corpi di fabbrica aggiunti.
Internamente, è la struttura architettonica in sé che dà “carattere” all’edificio: mancano infatti apparati decorativi quali affreschi, stucchi o sculture, anche se nel 1752 il vescovo Neuroni poteva ancora vedere un affresco datato 1540 con La Madonna, il Bambino e i santi Giovanni, Battista, Rocco e Sebastiano, non più esistente. Gli arredi sono ridotti a un pulpito e a semplici confessionali; sull’altar maggiore campeggia una statua di San Rocco, mentre sull’altare laterale si trovano due statue di santi vescovi e una pala raffigurante La Vergine col Bambino e santi.
Il portal maggiore in pietra verde con intarsi marmorei reca la data 1751 e l’iscrizione AB UTRAQUE LUE PROTEGE NOS (Proteggici da ambedue le pesti, vale a dire da quella del corpo e da quella dell’anima), e la sua realizzazione rientra certamente nei lavori di ristrutturazione e di ornamento intrapresi grazie anche al generoso contributo della famiglia Salis.
In controfacciata è appeso un olio su tela raffigurante Cristo in croce fra San Sebastiano, la Madonna, San Francesco d’Assisi e San Rocco; fu probabilmente commissionato durante la terribile ondata di pestilenza del 1635-37 e presenta sullo sfondo un panorama urbano in cui sembra di poter riconoscere la sagoma del campanile del Santuario e quindi una rappresentazione della Tirano dell’epoca.
Orario di apertura: luglio e agosto ogni domenica Messa alle 20.30

Oratorio di San Filippo Neri, detto di San Pietro a Tirano

In origine sede medioevale dei Disciplini, i confratelli di San Pietro, fu intitolato nel Seicento a San Filippo Neri.
Conosciuto come oratorio di San Pietro per essere stato la sede medioevale dei Disciplini, confratelli del santo, l‘oratorio fu intitolato a San Filippo Neri durante la prima metà del Seicento, quando i confratelli decisero di ristrutturarlo.
Alla fine della ristrutturazione, il nuovo oratorio risultò costituito da un presbiterio e da un‘aula a campata unica, entrambi coperti da eleganti volte con medaglioni in stucco al centro; sfruttando i muri preesistenti fu anche ricavata una piccola sagrestia e, solo nel 1745, fu costruito il campaniletto a vela a doppio fornice.
All‘interno sono presenti belle decorazioni pittoriche, quali la Messa di San Filippo Neri sulla pala dell‘altare, attribuita a Francesco Piatti di Teglio, così come il santo dipinto sul soffitto, e tre grandi tele attribuite ad Alessandro Parravicini, tra le quali spicca La Madonna della Misericordia con i Disciplini.
Appartiene al complesso architettonico dell‘oratorio anche l‘antico ossario di San Rocco.
L’Oratorio si apre sul lato s. del piazzale che circonda la chiesa parrocchiale di S. Martino, nel centro storico di Tirano.
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